L'esito delle elezioni presidenziali americane, che ha visto il trionfo di Donald Trump, ha suscitato preoccupazione tra i leader europei. Il tycoon, noto per la sua politica protezionistica, aveva già imposto dazi su acciaio e alluminio durante il suo primo mandato, scatenando una serie di ritorsioni da parte dell'UE. Ora, con il suo ritorno alla Casa Bianca, si teme che possa adottare una linea ancora più dura nei confronti dei partner commerciali europei.
Trump, durante la campagna elettorale, ha ribadito la sua volontà di proteggere l'industria americana dalla concorrenza straniera, promettendo di riportare posti di lavoro negli Stati Uniti e di imporre dazi generalizzati sulle importazioni. Queste dichiarazioni hanno riacceso i timori di una nuova guerra commerciale, che avrebbe conseguenze negative per entrambe le sponde dell'Atlantico.
L'Europa, in particolare, si trova in una posizione di vulnerabilità. La dipendenza dal gas naturale liquefatto statunitense per soddisfare il fabbisogno energetico e il crescente affidamento sul sostegno di Washington in materia di sicurezza, soprattutto alla luce della guerra in Ucraina, rendono l'UE più esposta alle pressioni di Trump.
Per comprendere appieno la portata della minaccia rappresentata dai dazi di Trump, è utile analizzare uno studio approfondito condotto dalla London School of Economics. Questo studio, redatto da Aurélien Saussay, Assistant Professorial Research Fellow in Economia Ambientale presso il Grantham Research Institute, valuta l'impatto economico delle proposte tariffarie di Trump sull'Europa, utilizzando un modello macroeconomico multi-paese e multi-settore.
Secondo l'analisi di Saussay, l'introduzione di un dazio universale del 10% su tutte le importazioni statunitensi, combinato con un dazio del 60% sui prodotti cinesi e un dazio del 100% sulle automobili importate, avrebbe un impatto negativo sul PIL dell'Unione Europea, con una riduzione stimata dello 0,11%. L'impatto, tuttavia, non sarebbe uniforme all'interno dell'UE. La Germania, ad esempio, subirebbe una contrazione del PIL dello 0,23%, a causa della forte dipendenza dalle esportazioni di automobili verso gli Stati Uniti.
Lo studio evidenzia inoltre come alcuni settori europei, in particolare quelli in competizione con la Cina, come il tessile e la meccanica, potrebbero paradossalmente beneficiare dei dazi di Trump. Questo perché l'aumento del costo dei prodotti cinesi sul mercato americano renderebbe le merci europee relativamente più competitive.
Tuttavia, l'impatto complessivo sull'economia europea sarebbe negativo, con conseguenze potenzialmente gravi per alcuni settori chiave. Lo studio sottolinea l'importanza di una risposta coordinata da parte dell'UE, volta a mitigare gli effetti negativi dei dazi e a difendere gli interessi economici del continente.
Diversi analisti, tra cui quelli di Euronews, concordano sul fatto che i dazi proposti da Trump potrebbero avere un impatto significativo sull'economia europea. In particolare, il dazio universale del 10% su tutte le importazioni statunitensi potrebbe erodere il PIL dell'Eurozona fino all'1,5%, pari a una perdita potenziale di 260 miliardi di euro. I settori più colpiti sarebbero quelli che dipendono fortemente dalle esportazioni verso gli Stati Uniti, come l'automotive e la chimica. L'industria automobilistica tedesca, ad esempio, potrebbe trovarsi in serie difficoltà, visto che quasi un quarto delle vendite del STOXX 600, l'indice azionario europeo, proviene dagli Stati Uniti. Le conseguenze dei dazi potrebbero essere aggravate da un'ulteriore divergenza tra la politica monetaria della Banca Centrale Europea (BCE) e quella della Federal Reserve americana. La BCE, per contrastare l'impatto negativo dei dazi, potrebbe essere costretta a tagliare i tassi di interesse, mentre la Fed potrebbe continuare ad aumentarli. Questo scenario porterebbe a un indebolimento dell'euro, che da un lato renderebbe le esportazioni europee più competitive, ma dall'altro aumenterebbe i costi delle importazioni.
Di fronte alla minaccia di una nuova guerra commerciale con gli Stati Uniti, l'Europa si trova a dover bilanciare la necessità di mantenere buone relazioni con Washington con la volontà di difendere i propri interessi economici. Da un lato, la Commissione Europea, guidata da Ursula von der Leyen, ha espresso la sua volontà di collaborare con l'amministrazione Trump per trovare un terreno comune. La speranza è che il dialogo e la diplomazia possano evitare un'escalation di misure protezionistiche. Dall'altro lato, l'UE si dice pronta a rispondere con fermezza a eventuali dazi ingiustificati. Bruxelles ha lavorato per rafforzare il suo arsenale di difesa commerciale dopo l'esperienza del primo mandato di Trump, e potrebbe ricorrere a strumenti come i dazi di ritorsione o il ricorso all'Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO) per tutelare le proprie aziende.