Sembra che l'idillio tra Elon Musk e la comunità MAGA sia giunto bruscamente al termine. Sulla piattaforma social che fu degli uccellini azzurri, ora ribattezzata X, è scoppiata una vera e propria guerra civile. Il motivo? Sembra che il paladino autoproclamato della libertà di parola abbia deciso di punire chi osa criticarlo.
E così, il tanto acclamato salvatore della destra online sembra aver cambiato idea, o forse semplicemente ha mostrato il suo vero volto. Quello che è successo su X ha il sapore di un dietrofront clamoroso, una brusca frenata che ha sbalzato fuori parecchi passeggeri. Per chi aveva visto in Musk un baluardo contro la "censura" delle Big Tech, la sua decisione di togliere le spunte blu e limitare la visibilità di alcuni influencer conservatori suona come un tradimento in piena regola. Laura Loomer, figura di spicco della galassia MAGA, è uno degli esempi più lampanti di questa "punizione", ritrovandosi senza la sua verifica e con l'engagement del suo account drasticamente ridotto.
Ma cosa ha scatenato l'ira di Musk, portandolo a questo gesto così poco "assolutista" in termini di libertà di parola? La miccia è stata accesa dalle sue dichiarazioni a favore di un aumento dell'immigrazione negli Stati Uniti, in particolare attraverso i visti H1B. Musk ha infatti espresso la necessità di attrarre talenti internazionali per sostenere l'innovazione e la crescita delle sue aziende, una posizione che stride decisamente con la linea dura sull'immigrazione promossa dalla frangia più conservatrice del movimento MAGA. Per molti di questi influencer, sostenitori convinti di politiche "America First", l'apertura di Musk verso l'immigrazione qualificata suona come un affronto, un tradimento dei principi cardine del trumpismo.
E così, la piattaforma che Musk aveva promesso di trasformare in un'arena di libera espressione si è trasformata nel teatro di una furiosa battaglia. Le reazioni non si sono fatte attendere, con i protagonisti della vicenda che hanno riversato la loro indignazione su X e altrove. Laura Loomer, per esempio, non ha usato mezzi termini, accusando Musk di averle tolto la spunta blu per aver osato mettere in discussione il suo sostegno ai visti H1B e i suoi legami con la Cina.
Anche altri personaggi di spicco della destra online, come Gavin Wax, presidente del New York Young Republican Club, e Owen Shroyer di Infowars, si sono ritrovati senza la tanto ambita verifica, denunciando una vera e propria epurazione. Il gruppo pro-Trump Conservative PAC ha addirittura affermato che tutti i loro influencer hanno perso la verifica, vedendo in questo un atto intenzionale di "spegnimento" per aver espresso opinioni contrarie alle politiche di Musk.
L'accusa più frequente è quella di censura, un'ironia amara per chi aveva festeggiato l'arrivo di Musk come la fine delle "censure" delle precedenti gestioni. Non sono mancate le illazioni sulla manipolazione dell'algoritmo per limitare la portata dei loro messaggi, un'ombra inquietante che si allunga sulla promessa di trasparenza della nuova X.
Il sentimento che traspare dai commenti e dai post è un misto di sorpresa, rabbia e, per alcuni, una sorta di risveglio brusco. "Benvenuti nel club", commentano sarcastici alcuni osservatori esterni, ricordando come critiche simili fossero state mosse da tempo da altre comunità online, spesso ignorate o derise dai diretti interessati. La sensazione di essere stati traditi da colui che era stato acclamato come un eroe è palpabile, e la fiducia nel magnate sudafricano sembra essersi incrinata, forse irrimediabilmente, per una parte significativa della sua ex base di sostenitori.
Ma la "guerra civile" su X non si è limitata ai nomi già citati. Il ring social si è affollato di altre voci, amplificando il coro della delusione e della critica. Jake Shields, noto personaggio di spicco nell'orbita MAGA, ha reagito con una serie di immagini generate dall'intelligenza artificiale che ritraevano Musk in scenari decisamente poco lusinghieri, un modo colorito per esprimere il suo disappunto.
Il tenore dei suoi post suggeriva un sentimento di tradimento, come se Musk avesse improvvisamente svelato una natura inaspettata. Anche l'utente "DC Drano", con un seguito considerevole, ha espresso la sua perplessità di fronte al presunto cambio di rotta di Musk, interrogandosi su come si fosse passati dalla promessa di tagliare la spesa pubblica all'endorsement dell'immigrazione.
Scott Adams, il creatore di Dilbert, pur mantenendo una certa distanza critica, ha osservato come questa spaccatura interna al fronte MAGA ricordasse le strategie perdenti dei Democratici, un commento velenoso nei confronti dei suoi stessi "compagni" di schieramento. Le reazioni spaziavano dall'incredulità alla rabbia aperta, con accuse di "venduto" e "traditore" rivolte a Musk.
Molti utenti hanno espresso un senso di smarrimento, mettendo in discussione la propria fiducia in un leader che sembrava aver cambiato improvvisamente le carte in tavola. Il dibattito si è esteso anche ad altre piattaforme, con discussioni animate su forum e subreddit dedicati al mondo conservatore, dove si analizzavano le mosse di Musk e si cercava di interpretare le sue reali intenzioni. La sensazione diffusa era quella di una profonda frattura, una crepa che rischia di allargarsi ulteriormente nel già frammentato panorama politico americano.
E così, la saga continua, con Elon Musk nel ruolo del protagonista controverso e la comunità MAGA divisa tra sconcerto e furia. Chi avrebbe mai pensato che il tanto decantato paladino della libertà di parola avrebbe imbracciato le armi della censura contro i suoi stessi sostenitori? Resta da vedere se questa "guerra civile" si risolverà con una tregua o se segnerà una frattura insanabile.
Nel frattempo, lo spettacolo offerto è quantomeno... interessante. Forse, e sottolineiamo il forse, questa vicenda servirà da monito: anche gli idoli, soprattutto quelli auto-proclamati, possono avere i piedi d'argilla, o magari, semplicemente, cambiano idea. E a volte, la libertà di parola vale solo finché si è d'accordo con chi ha il megafono più grande.