Kherson sotto assedio: come i droni russi stanno terrorizzando ed uccidendo i civili

9 Ottobre 2024

Il reportage di Caolan Robertson svela la vita quotidiana dei civili di Kherson, intrappolati tra attacchi incessanti e una resistenza silenziosa in una guerra che non conosce tregua.

La storia di Caolan Robertson è una di quelle che non ti aspetti. In passato, Robertson era noto per essere una figura influente all'interno della destra estrema britannica, collaboratore di personaggi controversi come Tommy Robinson. Si era fatto strada in ambienti estremisti, contribuendo alla diffusione di messaggi di odio e alla propaganda di ideologie violente. Ma nel corso degli anni, qualcosa è cambiato. Robertson ha deciso di allontanarsi da quel mondo, rilasciando interviste e documentari nei quali ha denunciato le sue esperienze passate e il pericolo insito in quelle ideologie. In un'intervista riportata da PinkNews "L'ex estremista gay Caolan Robertson afferma che abbandonare l'estrema destra è stato come fuggire da "una setta", Caolan ha raccontato il processo doloroso che lo ha portato a fare i conti con il suo passato e a smarcarsi dal movimento di estrema destra.

In Ucraina, Caolan Robertson ha deciso di mettere a rischio la propria vita per portare all'attenzione del mondo ciò che sta succedendo a Kherson. La città, sotto assedio dei droni russi, è diventata il simbolo di una guerra che non conosce pietà per i civili. Le sue riprese mostrano una realtà distopica: droni che cacciano esseri umani come fossero prede, bombardamenti continui e una popolazione costretta a vivere nel terrore. Ma nonostante la paura e la sofferenza, Robertson è riuscito a raccontare storie di resistenza, di forza e di speranza, mostrando il coraggio di coloro che, pur avendo perso tutto, continuano a lottare per il proprio paese.

La sua esperienza a Kherson non è solo il racconto di una città devastata dalla guerra, ma anche la testimonianza personale di una trasformazione profonda. La scelta di affrontare il pericolo e di documentare la violenza contro i civili ucraini dimostra il suo impegno per un giornalismo che non teme di mostrare la realtà più cruda. Robertson ha voltato pagina, lasciandosi alle spalle il suo passato oscuro, per diventare un testimone coraggioso di ciò che accade quando la brutalità della guerra si abbatte sugli innocenti.

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Una missione di denuncia tra bombe e droni: La dura realtà di Kherson raccontata da Caolan Robertson

La missione di Caolan Robertson a Kherson, una città devastata dalla guerra, è un'esperienza che mette in evidenza non solo la brutalità del conflitto, ma anche il coraggio e la resilienza di chi è rimasto. Mentre si muove tra le strade vuote e gli edifici distrutti, Robertson descrive una città dove ogni passo è un rischio. I droni russi, soprannominati "cacciatori umani", sorvolano costantemente la zona, pronti a colpire qualsiasi bersaglio, militare o civile.

In un racconto che sembra tratto da un romanzo di fantascienza, Robertson spiega come questi droni siano in grado di inseguire veicoli, colpire abitazioni e persino tornare a bersagliare i soccorritori dopo un primo attacco, in quella che viene chiamata la "doppia incursione". Le sue parole sono cariche di tensione, soprattutto quando descrive il momento in cui si è trovato a scappare da un drone, nascondendosi sotto un albero all'altro per trovare rifugio. La città, una volta abitata da centinaia di migliaia di persone, ora è quasi deserta, con solo pochi residenti rimasti, tutti costretti a vivere con la paura costante di un attacco aereo.

Le nuove tecnologie utilizzate dai russi, combinate con l'assenza di una difesa aerea efficace, rendono impossibile trovare sicurezza. Perfino i cellulari sono un rischio, con le torri di comunicazione russe che intercettano segnali, rendendo chiunque un bersaglio potenziale.

Ma nonostante il pericolo, Robertson continua la sua missione: denunciare la verità e mostrare al mondo la sofferenza che i civili ucraini stanno vivendo. Nelle sue riprese, si vedono mercati dove la gente si affretta a fare scorte prima che gli attacchi inizino, e si sentono costantemente le esplosioni in sottofondo, segno di una guerra che non si ferma mai. Questi momenti, uniti alle testimonianze dei locali, rendono il suo reportage una testimonianza cruda e reale della brutalità della guerra moderna.

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Le voci di Kherson: La resistenza dei civili sotto l'assedio dei droni

Durante la sua permanenza a Kherson, Robertson ha avuto modo di parlare con alcuni dei pochi residenti rimasti nella città. Le loro storie sono piene di dolore, ma anche di incredibile resistenza. Uno degli abitanti, racconta come la vita sia diventata insopportabile da quando la città è stata presa di mira dai droni russi. Ogni giorno, gli abitanti si trovano a dover correre tra gli edifici per evitare di essere colpiti, mentre cercano di mantenere una parvenza di normalità andando al mercato o restando nei rifugi improvvisati.

Un altro residente, descrive la città come un vero incubo. "Questa è la terza fase del nostro inferno" dice con amara ironia, "prima c'è stata l'occupazione, poi i bombardamenti e ora i droni." L'uomo racconta che l'unica cosa che può fare è rimanere nascosto il più possibile, sperando che le foglie degli alberi cadano più tardi possibile, perché senza copertura naturale, sarà ancora più esposto agli attacchi aerei.

Le testimonianze degli operatori umanitari e degli ex militari che lavorano a Kherson non sono meno sconvolgenti. Un testimone spiega come i droni non si limitino a colpire obiettivi militari, ma prendano di mira deliberatamente civili e squadre di soccorso. La tattica del "doppio colpo" è pensata per infliggere il massimo danno, colpendo per la seconda volta chi cerca di salvare vite o spegnere gli incendi causati dal primo attacco. "Non c'è nessuna giustificazione per questo. Non è guerra, è omicidio deliberato" afferma con rabbia un ex soldato che ha lavorato in varie zone di guerra, ma che definisce Kherson "la più spaventosa di tutte".

Ciò che emerge dalle parole di questi civili e soccorritori è una sensazione di isolamento e abbandono. Con la città quasi deserta e priva di difese, gli abitanti si sentono come prede facili. Robertson riporta come molti di loro non abbiano i mezzi per fuggire, nonostante il desiderio disperato di farlo.

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