La Corte Suprema degli Stati Uniti ha emesso una decisione epocale riguardante l'ex presidente Donald J. Trump. Questa sentenza affronta la questione dell'immunità presidenziale, stabilendo nuovi precedenti per il futuro. Analizziamo in dettaglio cosa è successo e le opinioni espresse dai giudici.
Il caso nasce da un'accusa federale contro Donald Trump per quattro capi d'accusa legati a presunti atti compiuti durante la sua presidenza, in seguito alle elezioni del novembre 2020. Le accuse includono:
Trump ha contestato le accuse, sostenendo che le sue azioni rientravano nei suoi doveri ufficiali come presidente e quindi dovevano essere protette da immunità presidenziale.
La Corte Suprema ha stabilito che un ex presidente ha diritto all'immunità assoluta da procedimenti penali per atti che rientrano nel perimetro delle sue funzioni costituzionali principali. Questa immunità assoluta è necessaria per garantire che il presidente possa svolgere le sue funzioni senza timore di ripercussioni legali future. Per gli altri atti ufficiali, l'ex presidente gode di un'immunità presuntiva, il che significa che è il governo a dover dimostrare che tali atti non sono coperti dall'immunità. Tuttavia, la Corte ha chiarito che non esiste immunità per gli atti non ufficiali, e che un presidente, attuale o ex, può essere perseguito per tali atti.
Il giudice capo Roberts, scrivendo per la maggioranza, ha sottolineato l'importanza di mantenere l'indipendenza e l'efficacia del ramo esecutivo. Ha argomentato che la possibilità di procedimenti penali contro un presidente per atti ufficiali potrebbe scoraggiare l'assunzione di decisioni audaci necessarie per il bene pubblico. La decisione di concedere l'immunità assoluta per alcuni atti e l'immunità presuntiva per altri è stata vista come un equilibrio tra la necessità di proteggere l'ufficio della presidenza e l'obbligo di rispondere alla legge.
Roberts ha spiegato che la presidenza è una posizione unica, con responsabilità che richiedono spesso decisioni rapide e decisive. Ha citato precedenti come Nixon v. Fitzgerald, dove la Corte aveva stabilito che un presidente ha l'immunità assoluta dalle cause civili per atti ufficiali, per proteggere l'integrità e l'efficacia della funzione esecutiva.
La giudice Sotomayor, affiancata dai giudici Kagan e Jackson, ha fortemente dissentito. Hanno sostenuto che concedere un'immunità così ampia rende la presidenza una posizione quasi inviolabile, minando il principio fondamentale che nessuno è al di sopra della legge. La loro opinione è che questa decisione rischia di creare un precedente pericoloso, in cui futuri presidenti potrebbero sentirsi autorizzati a compiere atti illegali senza temere conseguenze legali.
La giudice, ha sottolineato che la decisione potrebbe portare a una situazione in cui il presidente possa agire illegalmente, sapendo di avere una protezione quasi totale. Ha citato la necessità di responsabilità e trasparenza, argomentando che l'immunità presidenziale non dovrebbe estendersi a coprire atti che violano chiaramente la legge.
Sotomayor ha anche espresso il timore che questa decisione possa danneggiare profondamente la democrazia americana. Ha affermato che l'immunità concessa agli ex presidenti per gli atti ufficiali crea una "zona franca" legale intorno al presidente, permettendogli di agire al di fuori della legge senza timore di conseguenze. Ha descritto la decisione come un pericoloso passo verso un modello di presidenza che ricorda più una monarchia che una repubblica democratica.
Questa decisione ha profonde implicazioni per il sistema di governo americano. Da un lato, essa riafferma il principio che il presidente non è al di sopra della legge, garantendo che possa essere ritenuto responsabile per atti non ufficiali. Dall'altro, la decisione tutela l'istituzione della presidenza, assicurando che il presidente possa prendere decisioni audaci senza timore di ripercussioni legali immediate.
La decisione della Corte Suprema nel caso Trump rappresenta un punto di svolta nella storia legale e politica degli Stati Uniti. Essa stabilisce un delicato equilibrio tra proteggere la capacità del presidente di svolgere le sue funzioni senza timore di persecuzione e mantenere il principio che nessuno è al di sopra della legge. Solo il tempo dirà come questa decisione influenzerà le future amministrazioni e il sistema legale americano, ma è chiaro che ha già lasciato un segno indelebile nella giurisprudenza americana.