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La distruzione del patrimonio culturale di Gaza: un conflitto che cancella millenni di storia.

1 Luglio 2024

Siti archeologici, moschee e cimiteri devastati nel cuore di Gaza.

Il conflitto tra Israele e Gaza ha avuto conseguenze devastanti non solo per le vite umane, ma anche per il patrimonio culturale della regione. La situazione è complessa e tragica, con una serie di danni che hanno colpito profondamente la storia e l'identità del popolo palestinese.

Fin dall'inizio del conflitto, le operazioni militari israeliane a Gaza hanno causato la morte di decine di migliaia di persone, molte delle quali donne e bambini. Oltre ai tragici bilanci umani, più della metà degli edifici nella Striscia di Gaza è stata danneggiata o completamente distrutta. Tra questi edifici non ci sono solo abitazioni, ma anche luoghi di grande importanza culturale e religiosa, come moschee, musei, siti storici e cimiteri.

Bellingcat e Scripps News hanno condotto un'indagine dettagliata utilizzando immagini satellitari e altri strumenti open-source per identificare oltre 150 siti culturali e religiosi che sono stati danneggiati o distrutti. Le forze di difesa israeliane (IDF) hanno dichiarato che non esiste una dottrina che mira a causare danni massimi alle infrastrutture civili, ma alcuni dei siti esaminati sembrano essere stati bersagliati intenzionalmente. Questo include cimiteri distrutti e moschee demolite, una situazione che ha attirato l'attenzione delle Nazioni Unite poiché il targeting intenzionale di siti culturali viola il diritto internazionale.

Un esempio significativo di questa distruzione è un sito archeologico sulla costa a nord di Gaza City, scoperto tra il 1995 e il 2005. Questo sito contiene reperti risalenti all'età del ferro e a periodi greco-romani. Già danneggiato da raid aerei nel 2021, il sito ha subito ulteriori danni nel 2022 e 2023, a seguito delle invasioni terrestri israeliane. Forensic Architecture, un gruppo di ricerca con sede nel Regno Unito, ha analizzato il danno utilizzando immagini satellitari e ha rilevato numerosi crateri causati dai bombardamenti, oltre a segni di movimento del terreno attribuibili a veicoli militari e carri armati.

La distruzione non si limita ai danni diretti causati dai bombardamenti. La costruzione di stazioni per pompare acqua di mare nei tunnel di Hamas rappresenta una minaccia a lungo termine non solo per il patrimonio archeologico, ma anche per le riserve idriche sotterranee di Gaza. Gli esperti ambientali avvertono che questa pratica potrebbe distruggere le riserve d'acqua per generazioni.

Inoltre, la densità della popolazione a Gaza esercita una pressione costante sul territorio. In uno spazio così limitato e densamente popolato, qualsiasi area libera viene rapidamente occupata per la costruzione di abitazioni o infrastrutture essenziali. Questo spesso avviene a scapito di siti storici, che vengono costruiti sopra o distrutti per far spazio alle necessità immediate della popolazione.

Anche le moschee e i cimiteri sono stati pesantemente colpiti. Il rapporto di Bellingcat e Scripps News documenta la distruzione di 100 moschee e 21 cimiteri. Alcuni di questi luoghi sacri erano gli unici edifici danneggiati nel raggio di 50-100 metri, il che solleva ulteriori domande sulla strategia militare israeliana. Le forze di difesa israeliane hanno affermato che alcuni di questi edifici ospitavano tunnel di Hamas, ma le prove fornite sono limitate.

Questa devastazione non riguarda solo il patrimonio storico, ma colpisce direttamente la vita quotidiana dei palestinesi. Luoghi come la moschea Al Omari nella Città Vecchia di Gaza, che era parte integrante della vita della comunità, sono stati distrutti. La perdita di questi luoghi non solo rappresenta un danno culturale, ma erode anche il legame profondo che i palestinesi hanno con la loro terra e la loro storia.

Il conflitto in Gaza ha portato a una catastrofe umanitaria e culturale. La distruzione dei siti storici e culturali rappresenta una perdita incommensurabile, ma la resilienza dei palestinesi offre speranza per un futuro in cui la loro cultura e storia possano essere preservate e celebrate.

Le Forze di Difesa Israeliane (IDF) hanno fornito risposte alle accuse di aver intenzionalmente danneggiato o distrutto siti culturali e religiosi a Gaza. Secondo quanto riportato, l'IDF ha dichiarato che non esiste una dottrina volta a causare danni massimi alle infrastrutture civili, indipendentemente dalla necessità militare. Tuttavia, alcuni dei siti esaminati da Bellingcat e Scripps News sembrano essere stati bersagliati intenzionalmente, come cimiteri distrutti e moschee demolite, sollevando dubbi sulla veridicità delle dichiarazioni israeliane.

L'IDF ha inoltre affermato che non prende di mira cimiteri e che non ha una politica di danneggiamento o profanazione dei luoghi di sepoltura. Quando è stato chiesto dell'integrità di specifici siti, come il mosaico bizantino scoperto sotto un uliveto a est della città di Beit Hanoun nel 2022, l'IDF non ha fornito commenti specifici. Successivamente, operazioni militari hanno ulteriormente danneggiato questa area, portando alla completa distruzione del sito.

Riguardo alle moschee, l'IDF ha sostenuto che alcuni di questi edifici contengono tunnel di Hamas al di sotto, giustificando in questo modo gli attacchi. Tuttavia, le prove fornite dall'IDF sono state limitate, e molte delle moschee danneggiate o distrutte non hanno mostrato segni evidenti di attività militare di Hamas al momento dell'attacco.

L'IDF ha anche risposto alle accuse di aver distrutto cimiteri durante le operazioni. Usando immagini satellitari, Bellingcat e Scripps News hanno documentato danni a 21 cimiteri, alcuni dei quali completamente rasi al suolo. Nonostante le dichiarazioni dell'IDF, l'entità dei danni osservati suggerisce che le operazioni militari hanno avuto un impatto significativo anche su questi luoghi sacri.

L'ampia distruzione di siti culturali e religiosi ha sollevato dubbi sulla conformità delle azioni israeliane con il diritto internazionale. La Convenzione dell'Aia protegge esplicitamente la proprietà culturale durante i conflitti armati, e la distruzione intenzionale di tali siti potrebbe rappresentare una violazione di queste norme. Il danno ai siti culturali è stato anche utilizzato come parte del caso del Sudafrica contro Israele presso la Corte penale internazionale, sottolineando le gravi implicazioni legali delle azioni militari.

In sintesi, mentre l'IDF ha fornito risposte ufficiali che negano l'intenzione di colpire infrastrutture civili e siti culturali, le evidenze raccolte da organizzazioni come Bellingcat e Scripps News dipingono un quadro diverso. La devastazione osservata solleva domande cruciali sulla condotta delle operazioni militari e il loro impatto non solo sulle vite umane, ma anche sul patrimonio culturale della regione.

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