La sorprendente verità dietro la pietra dell'altare di Stonehenge: non viene dal Galles, ma da un luogo ancora più lontano

17 Agosto 2024

Nuove scoperte rivoluzionano la nostra comprensione delle antiche rotte commerciali dei neolitici britannici

Stonehenge è uno dei monumenti più iconici e misteriosi del mondo, e la sua costruzione ha affascinato gli studiosi per secoli. Recentemente, un nuovo studio pubblicato su Nature ha rivelato una scoperta sorprendente riguardante la provenienza della famosa "Pietra dell'Altare" di Stonehenge, sfatando teorie precedenti e offrendo nuovi spunti sulla complessità delle rotte commerciali neolitiche in Gran Bretagna.

La Pietra dell'Altare, un enorme megalito di arenaria verde chiaro, ha sempre suscitato grande interesse a causa delle sue dimensioni imponenti (4,9 metri di lunghezza per 1 metro di larghezza e 0,5 metri di spessore) e della sua posizione centrale nel cerchio di pietre. Per lungo tempo, gli studiosi hanno ipotizzato che questa pietra provenisse da un'area del Galles, vicino a dove erano state estratte altre pietre usate a Stonehenge, ma le nuove analisi raccontano una storia molto diversa.

Gli autori dello studio hanno esaminato campioni della Pietra dell'Altare utilizzando tecniche avanzate come la datazione U-Pb su zirconi detritici, rutilo e apatite, tre minerali che possono rivelare l'origine geologica della roccia. I risultati hanno mostrato che la Pietra dell'Altare non ha una connessione geologica con le arenarie del Galles, come si pensava in precedenza, ma proviene invece dalla regione dell'Orcadian Basin, nel nord-est della Scozia, a più di 750 km da Stonehenge.

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Questa scoperta non solo ribalta le teorie consolidate sulla provenienza della Pietra dell'Altare, ma suggerisce anche che i Neolitici britannici fossero molto più connessi e organizzati di quanto si credesse. L'ipotesi più plausibile è che la pietra sia stata trasportata via mare, data la difficoltà di spostare un blocco di sei tonnellate attraverso le asperità del paesaggio britannico.

Questo studio, dunque, evidenzia non solo l'importanza delle tecniche moderne di analisi geologica nel risolvere antichi misteri, ma anche la capacità dei nostri antenati di gestire operazioni logistiche complesse su lunga distanza. La scoperta di una provenienza scozzese per la Pietra dell'Altare introduce nuove questioni riguardo a come e perché un tale impegno sia stato intrapreso. Per rispondere a queste domande, gli studiosi si sono concentrati sulle implicazioni culturali e organizzative della seconda parte dello studio, che esplora i possibili percorsi e mezzi di trasporto utilizzati dai Neolitici.

Le implicazioni culturali e tecnologiche della scoperta

La scoperta che la Pietra dell'Altare di Stonehenge proviene dall'Orcadian Basin nel nord-est della Scozia, a oltre 750 km di distanza, apre nuovi scenari su come i popoli neolitici dell'Inghilterra e della Scozia collaboravano e interagivano tra loro. La logistica necessaria per spostare un blocco di sei tonnellate attraverso un terreno accidentato o via mare suggerisce un livello di organizzazione sociale e tecnica molto avanzato per l'epoca.

Trasporto e tecnologia: un'impresa straordinaria

Il trasporto della Pietra dell'Altare presenta sfide notevoli, indipendentemente dal percorso scelto. Le evidenze geologiche e glaciologiche suggeriscono che un trasporto glaciale non sia plausibile, quindi la spiegazione più verosimile è un trasporto intenzionale da parte di comunità neolitiche. Dato il peso e le dimensioni della pietra, il trasporto via terra sarebbe stato estremamente difficile, richiedendo il superamento di catene montuose e vaste foreste. Questo rende il trasporto marittimo la soluzione più probabile.

Il trasporto marittimo lungo le coste occidentali della Gran Bretagna, seguito da un tragitto terrestre finale verso Stonehenge, suggerisce che i Neolitici avessero accesso a imbarcazioni robuste e una conoscenza approfondita delle rotte marittime. Questi popoli potrebbero aver usato imbarcazioni simili a quelle trovate nei siti archeologici di altre parti della Gran Bretagna, che dimostrano un'abilità avanzata nella costruzione di navi e nella navigazione costiera.

Connessioni culturali e scambi a lunga distanza

Questa scoperta implica che la società neolitica britannica fosse molto più interconnessa di quanto si pensasse. La presenza della Pietra dell'Altare di origine scozzese a Stonehenge indica non solo uno scambio materiale, ma anche un flusso di idee, tecnologie e forse anche pratiche religiose tra regioni distanti. Stonehenge, con il suo significato simbolico e religioso, potrebbe aver attirato persone e materiali da diverse parti della Gran Bretagna, creando una rete di comunicazione e scambio che si estendeva per centinaia di chilometri.

Questa rete non era limitata allo scambio di materiali, ma probabilmente comprendeva anche il trasferimento di conoscenze e abilità. La costruzione e il trasporto dei megaliti richiedevano competenze specialistiche, suggerendo che esistessero individui o gruppi con ruoli specifici nella società neolitica, come esperti di costruzione, navigatori e leader religiosi.

Nuove domande per la ricerca futura

La scoperta di una provenienza scozzese per la Pietra dell'Altare solleva nuove domande per la ricerca futura. Come venne giustificata l'enorme fatica per trasportare un tale blocco da così lontano? Che significato aveva per i costruttori di Stonehenge ottenere una pietra da una regione così remota? Queste domande richiedono ulteriori indagini archeologiche e geologiche, ma suggeriscono già che Stonehenge non fosse solo un sito locale, ma piuttosto un luogo di importanza sovraregionale, connesso a una vasta rete di popoli e culture.

La riscoperta della provenienza della Pietra dell'Altare di Stonehenge non solo sfida le teorie precedenti, ma trasforma radicalmente la nostra comprensione delle capacità e delle connessioni delle società neolitiche britanniche. Mentre le ricerche continuano, Stonehenge emerge sempre di più come un simbolo di un'epoca in cui i confini geografici erano superati da reti di scambio, collaborazione e religiosità che collegavano le isole britanniche in modi che solo ora iniziamo a comprendere.

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