La verità nascosta dietro chi allena l'intelligenza artificiale: l' esperienza di Giulia come AI trainer

7 Ottobre 2024

Dietro ogni algoritmo potente, c'è un esercito di lavoratori dimenticati

In questo video, Giulia, conosciuta come The Blondoner, racconta la sua esperienza come AI trainer, una figura poco conosciuta ma essenziale per lo sviluppo delle intelligenze artificiali. Con il rilascio di ChatGPT e l'aumento dell'interesse per l'intelligenza artificiale, il lavoro dei cosiddetti "data labelers" è diventato ancora più cruciale, passando da un'attività meccanica di etichettatura dei dati a un ruolo più specializzato, quello del trainer. Questo tipo di lavoro consiste nel fornire esempi umani ai modelli, in modo che possano migliorare la qualità delle loro risposte attraverso il reinforcement learning. Giulia ci porta dietro le quinte di un mondo spesso idealizzato, svelando le difficoltà, le illusioni e la precarietà di chi lavora per allenare questi sistemi.

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Giulia descrive in dettaglio le condizioni di lavoro degli AI trainers, svelando una realtà ben diversa dall'immagine patinata di "lavoro flessibile da remoto". Nonostante la promessa di poter lavorare "quando si vuole", la realtà è molto più vincolante. Le task, cioè i compiti da svolgere, vengono rilasciate in momenti casuali e sono disponibili solo per un periodo limitato, spesso costringendo i lavoratori a connettersi nei momenti più impensabili, come la notte o durante il weekend. Questo crea uno stato di perenne ansia, in cui bisogna essere sempre pronti a "catturare" il lavoro quando diventa disponibile, pena la perdita dell'opportunità di guadagno.

Un altro aspetto problematico è la paga. Sebbene inizialmente sembrasse una buona offerta, con un compenso di 25 dollari all'ora, nel corso del tempo la paga è stata variata più volte, anche senza alcun preavviso. Giulia racconta come si sia trovata a passare da 20 a 14 dollari all'ora, e poi di nuovo a 24, rendendo difficile qualsiasi forma di pianificazione economica. Inoltre, la retribuzione non tiene conto del tempo perso a causa di bug della piattaforma o di corsi di formazione non pagati, necessari per comprendere il lavoro.

La situazione diventa ancora più surreale quando Giulia spiega che, in alcuni casi, è necessario rimanere collegati su Zoom durante il lavoro, avvisando ogni volta che ci si allontana, ad esempio per mangiare. Questo livello di controllo, quasi oppressivo, contrasta nettamente con l'idea di libertà spesso associata al lavoro da remoto.

Nonostante queste difficoltà, Giulia nota anche alcuni aspetti positivi, come la possibilità di lavorare da qualsiasi parte del mondo. Tuttavia, anche questo privilegio viene spesso limitato da continue verifiche di identità, che bloccano temporaneamente l'accesso alla piattaforma e quindi la possibilità di lavorare e guadagnare. La youtuber conclude che il lavoro di AI trainer, sebbene sembri facile e ben pagato, è in realtà molto più instabile e faticoso di quanto si possa pensare.

Giulia racconta di come il lavoro come AI trainer sia stato tutt'altro che semplice e gratificante. Dopo un processo di selezione rapido e apparentemente "indolore", si è ritrovata immersa in una valanga di corsi di formazione, che spesso richiedono diverse ore e che, contrariamente a quanto promesso, non vengono quasi mai pagati. Questi corsi sono fondamentali per comprendere le task da svolgere, ma il loro essere non retribuiti rappresenta già il primo segnale di una situazione lavorativa problematica.

Quando finalmente ha iniziato a lavorare, Giulia si è trovata a dover competere con altre migliaia di trainer da tutto il mondo, tutti pronti a svolgere le stesse task. Ogni task richiede di valutare le risposte generate dall'intelligenza artificiale, scegliendo quella migliore e giustificando la propria scelta in modo dettagliato. All'apparenza, un lavoro semplice e lineare: accendere il computer in pigiama, svolgere le task e guadagnare. Ma nella realtà, il lavoro è risultato imprevedibile e spesso frustrante.

Molto spesso, Giulia si è collegata alla piattaforma solo per scoprire che non c'erano task disponibili. Questo lavoro, apparentemente "flessibile", si è trasformato in una continua attesa, con momenti di completa inattività seguiti da periodi intensi di lavoro in cui era costretta a lasciare tutto ciò che stava facendo per non perdere l'opportunità di guadagnare. La precarietà del lavoro rende impossibile avere una vera giornata tipo: ci si trova a lavorare di notte, nei weekend, o a dover scegliere tra portare a termine una task o dedicarsi a qualcosa di più personale e importante.

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Giulia descrive anche un progetto specifico a cui ha partecipato, in cui ogni task doveva essere completata entro 12 minuti. Se si superava questo tempo, si continuava a lavorare senza ricevere alcuna retribuzione per il tempo extra. Inoltre, il progetto era pieno di bug, che spesso le impedivano di completare le task, facendole perdere tempo prezioso e quindi denaro. In molti casi, il tutto sembrava essere architettato per far guadagnare meno ai lavoratori.

L'instabilità del compenso, i continui problemi tecnici e le regole rigide hanno creato una forte pressione psicologica. Giulia ha raccontato di come il suo compenso orario sia stato cambiato varie volte in maniera arbitraria, e di come in alcuni casi fosse richiesta persino la partecipazione a chiamate Zoom, dove era necessario segnalare ogni pausa, anche solo per pranzare. Questo livello di controllo e la sensazione di essere costantemente osservata hanno contribuito a rendere l'esperienza particolarmente stressante.

Nonostante la difficoltà del lavoro, Giulia ha voluto sottolineare che le sue lamentele sono relativamente leggere rispetto alle condizioni di altri AI trainer nel mondo. Le retribuzioni variano notevolmente a seconda del paese: in alcuni luoghi come l'Indonesia, gli AI trainer guadagnano appena 6 dollari l'ora, mentre in altri paesi possono arrivare a 30 centesimi l'ora, condizioni che rendono la precarietà economica un problema ancora più grave.

Se volete scoprire di più su cosa significhi davvero lavorare come AI trainer, vi consiglio di guardare il video completo di Giulia, alias The Blondoner. La sua esperienza offre una prospettiva autentica e spesso trascurata su un lavoro fondamentale per l'intelligenza artificiale, ma che rimane nascosto dietro la facciata dei progressi tecnologici. Giulia condivide con sincerità non solo le difficoltà e le frustrazioni quotidiane, ma anche le sfide etiche e personali che questo ruolo comporta. È un contenuto che apre gli occhi su un aspetto poco noto del mondo dell'AI e su come la magia della tecnologia che usiamo ogni giorno sia spesso il risultato del duro lavoro di tante persone invisibili. Non perdetevelo!

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