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Autonomia differenziata: opportunità o disastro per la sanità in italia?

20 Giugno 2024

Il rapporto GIMBE sul regionalismo differenziato, pubblicato nel gennaio 2023, offre una panoramica dettagliata sugli effetti dell'autonomia differenziata nella sanità italiana.

Una delle principali preoccupazioni evidenziate nel rapporto riguarda l'implementazione di questa autonomia nel settore sanitario. L'autonomia differenziata potrebbe amplificare le diseguaglianze già esistenti tra le diverse Regioni italiane, in quanto alcune aree del Paese potrebbero beneficiare di un sistema sanitario più efficiente e ben finanziato, mentre altre potrebbero rimanere indietro. Attualmente, il sistema sanitario italiano è caratterizzato da una marcata disparità tra Nord e Sud, con le Regioni settentrionali che generalmente offrono servizi sanitari di qualità superiore rispetto a quelle meridionali.

Le richieste di autonomia sanitaria avanzate dalle Regioni includono la gestione più autonoma del personale, la possibilità di stipulare contratti di "specializzazione lavoro" per i medici, la definizione autonoma dei sistemi tariffari e di rimborso, e la gestione dei fondi sanitari integrativi. Tuttavia, l'attuazione di queste misure senza un adeguato bilanciamento rischia di creare un sistema sanitario disomogeneo, in cui l'accesso e la qualità delle cure dipendono dalla regione di residenza.

Un altro aspetto analizzato dal rapporto è la mobilità sanitaria, ovvero la capacità dei cittadini di ricevere cure in Regioni diverse da quella di residenza. Le Regioni del Nord Italia, come Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto, mostrano una forte capacità attrattiva, mentre quelle del Centro-Sud soffrono di una significativa emigrazione sanitaria. Questo fenomeno evidenzia ulteriormente le diseguaglianze tra le diverse aree del Paese.

Il GIMBE propone quindi di escludere la tutela della salute dalle materie su cui le Regioni possono richiedere maggiore autonomia. In alternativa, suggerisce che qualsiasi attuazione dell'autonomia differenziata in sanità debba essere gestita con grande cautela, assicurando innanzitutto un allineamento delle risorse e dei servizi tra Nord e Sud. Solo in questo modo sarà possibile mantenere l'universalità e l'equità del SSN, garantendo a tutti i cittadini italiani il diritto alla salute indipendentemente dalla loro regione di residenza.

L'autonomia differenziata recentemente approvata, come funziona?

Cosa prevede l'autonomia differenziata

Il concetto di autonomia differenziata trova le sue radici nell'articolo 116, terzo comma, della Costituzione italiana. Questa disposizione permette alle Regioni a statuto ordinario di ottenere ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia, attraverso un'intesa con lo Stato. Le Regioni possono quindi gestire in maniera autonoma alcune materie di legislazione concorrente e alcune competenze esclusive dello Stato.

Le finalità di questa nuova legge, delineate nell'articolo 1, mirano a definire i principi generali per l’attribuzione di queste ulteriori forme di autonomia. La legge intende rispettare i principi di unità giuridica ed economica, indivisibilità, autonomia, decentramento amministrativo, semplificazione delle procedure e responsabilità e trasparenza nella gestione delle competenze regionali.

Procedimento di approvazione delle intese

Il processo per ottenere l'autonomia differenziata è dettagliatamente disciplinato nell'articolo 2 della legge. Innanzitutto, la Regione interessata deve deliberare la richiesta di attribuzione di ulteriori forme di autonomia, sentiti gli enti locali. Questa richiesta viene poi trasmessa al Presidente del Consiglio dei ministri e al Ministro per gli affari regionali e le autonomie, che avviano il negoziato con la Regione.

Una volta raggiunto un accordo preliminare, lo schema di intesa viene inviato alla Conferenza unificata per il parere, e successivamente alle Camere per l’esame. Questo procedimento garantisce che l’attribuzione di autonomia avvenga in modo trasparente e coordinato, tenendo conto delle esigenze di tutte le parti coinvolte.

Determinazione dei Livelli Essenziali delle Prestazioni (LEP)

Un aspetto cruciale dell'autonomia differenziata riguarda la determinazione dei Livelli Essenziali delle Prestazioni (LEP). I LEP rappresentano il nucleo di prestazioni che devono essere garantite su tutto il territorio nazionale. La loro definizione è fondamentale per assicurare che l’autonomia regionale non comprometta l’uniformità e l’equità nell'accesso ai diritti civili e sociali.

Secondo l'articolo 3 della legge, il Governo è delegato ad adottare, entro 24 mesi, uno o più decreti legislativi per determinare i LEP. Questa procedura coinvolge vari attori istituzionali, tra cui la Cabina di regia per la determinazione dei LEP, la quale comprende rappresentanti delle amministrazioni competenti, delle Regioni e degli enti locali. La Cabina di regia ha il compito di condurre una ricognizione normativa e di spesa, individuare le materie riferibili ai LEP e proporre i relativi decreti legislativi.

L’articolo 4 disciplina il trasferimento delle funzioni dalle amministrazioni centrali alle Regioni. Questo trasferimento deve essere accompagnato dall’attribuzione delle risorse finanziarie, umane e strumentali necessarie per esercitare le nuove competenze.

Durata delle intese e monitoraggio

Le intese tra Stato e Regione hanno una durata definita e possono essere rinnovate, modificate o revocate in base alle esigenze. L’articolo 7 della legge stabilisce che le intese devono essere monitorate costantemente per valutare il loro impatto e l’efficacia nella gestione delle competenze trasferite. Questo monitoraggio è essenziale per correggere eventuali disfunzioni e garantire che gli obiettivi di equità e efficienza siano raggiunti.

Impatti sull’uniformità del Servizio Sanitario Nazionale

Uno dei settori più sensibili all'autonomia differenziata è la sanità. La gestione autonoma della sanità da parte delle Regioni potrebbe amplificare le disuguaglianze esistenti tra Nord e Sud Italia. Attualmente, le Regioni del Nord godono di un sistema sanitario più efficiente rispetto a quelle del Sud. Con l’autonomia differenziata, il rischio è che queste diseguaglianze si accentuino ulteriormente, creando un sistema sanitario frammentato dove la qualità e l’accesso alle cure variano significativamente a seconda della regione di residenza.

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