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Il nuovo accordo Italia Albania sull'immigrazione: una soluzione o solo un costoso spot elettorale?

23 Aprile 2024

Luci e ombre di una controversa gestione migratoria nel servizio di Giorgio Mottola a Report su Rai3.

Il 15 febbraio 2024, il Senato italiano ha votato un provvedimento cruciale e molto discusso, introdotto dal governo Meloni, che mira a modificare radicalmente le politiche di immigrazione in Italia e nell'Unione Europea. Nonostante l'importanza dell'evento, l'aula del Senato era semivuota, segno di un disinteresse che spesso contraddistingue le sedute su temi così vitali.

Il provvedimento riguarda un nuovo accordo con l'Albania, descritto da alcuni senatori come un mero "spot elettorale", ma sostenuto con forza dal governo che lo considera un passo avanti verso una gestione più concreta e seria del fenomeno migratorio. In particolare, il senatore Luigi Spagnolli del Gruppo per le Autonomie ha criticato l'accordo come cinico e opportunistico, mentre Micaela Biancofiore del Gruppo Misto e Marco Dreosto della Lega hanno espresso il loro convinto supporto.

Il cuore dell'accordo è la costruzione di due strutture in Albania, finanziata e gestita dall'Italia, dove verranno trasferiti i migranti illegali intercettati prima di raggiungere le coste italiane. Questi centri di accoglienza, uno situato nel porto di Shëngjin e l'altro a Gjadër, hanno l'obiettivo di fornire una prima identificazione e smistamento dei migranti.

Nel contesto dell'accordo Italia-Albania per la gestione dei migranti, Giorgio Mottola di Report ha condotto un'importante intervista con Juan Matías Gil, capo missione di ricerca e salvataggio per Medici Senza Frontiere. L'intervista mette in luce le sfide logistiche e umanitarie che emergono nel processo di selezione dei migranti in mare prima di dirottarli verso l'Albania.

Secondo l'accordo, l'Italia prevede di utilizzare strutture in Albania per accelerare le procedure di asilo, ma solo per certi migranti selezionati. Giorgia Meloni, presidente del Consiglio, ha specificato che verranno inviati nei centri albanesi soltanto maschi adulti e non in stato di precarietà psicofisica, escludendo minori, donne in gravidanza e altri soggetti vulnerabili.

Juan Matías Gil sottolinea le difficoltà pratiche di tale selezione. Durante l'intervista, ha evidenziato come spesso i migranti viaggino senza documenti, rendendo quasi impossibile verificare la loro nazionalità in maniera affidabile. Questo perché molti possono aver perso o visto sequestrati i loro documenti nel corso del loro viaggio o durante la detenzione. La selezione basata sulla nazionalità, quindi, si complica notevolmente.

Inoltre, Gil ha messo in discussione la fattibilità di identificare i soggetti vulnerabili subito dopo un salvataggio in mare, dato che molte condizioni di vulnerabilità, come traumi psicologici o malattie non immediatamente visibili, non sono facilmente riconoscibili. Ha ricordato un episodio a Catania, dove era stato necessario lo sbarco di tutti i migranti, inclusi gli adulti maschi, dopo che gli psicologi a bordo avevano valutato il loro stato di shock.

L'intervista rivela quindi le complesse implicazioni umane e logistiche dell'accordo Italia-Albania e pone interrogativi critici sulla sua attuazione pratica e sul rispetto dei diritti umani dei migranti coinvolti.

Durante una conferenza stampa tenutasi il 6 novembre 2023, la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha sottolineato l'importanza strategica dell'accordo, proclamandolo un modello potenziale per future collaborazioni europee in materia di immigrazione. Questa iniziativa, secondo Meloni, permetterà di gestire fino a 36mila migranti all'anno, con l'obiettivo di processare le richieste di asilo in soli 28 giorni.

Tuttavia, questo ottimismo si scontra con la realtà della burocrazia e delle procedure legali italiane, spesso lente e complesse. Giorgio Mottola di Report ha messo in luce come le promesse di rapidità si scontrino con i tempi di attesa reali, che possono estendersi fino a due anni e mezzo per una risposta alle richieste di asilo. Inoltre, le previsioni di spesa sono già aumentate significativamente: da una stima iniziale di 650 milioni di euro, i costi previsti per l'operazione in Albania sono saliti a 825 milioni di euro, con un aumento di 175 milioni attribuibile alle necessità infrastrutturali del sito come la mancanza di strade adeguate, elettricità e fognature. Queste difficoltà infrastrutturali non solo aumentano i costi, ma potrebbero anche rallentare significativamente i tempi di realizzazione delle strutture.

Il report di Giorgio Mottola evidenzia come figure chiave del governo albanese, tra cui ex ministri e persino i parenti stretti del primo ministro Edi Rama, siano state coinvolte o abbiano avuto collegamenti con il narcotraffico e la mafia albanese.

La presenza e l'influenza della mafia albanese sono radicate e diffuse, con tentacoli che si estendono ben oltre i confini nazionali. Questo contesto di corruzione e criminalità organizzata solleva preoccupazioni significative sulla sicurezza e l'integrità dell'accordo migratorio, in particolare riguardo alla possibilità che la mafia possa manipolare o sfruttare le nuove strutture e processi creati per i migranti.

Report svela come i capi mafiosi abbiano utilizzato le risorse statali, inclusi i veicoli governativi, per facilitare i movimenti tra Albania e Italia, rivelando un'intreccio pericoloso tra criminalità organizzata e figure ufficiali. Tali scoperte mettono in dubbio l'efficacia delle politiche di immigrazione e la capacità del governo albanese di gestire le strutture di accoglienza in modo trasparente e sicuro, senza interferenze o controllo mafioso .

Queste connessioni con la criminalità organizzata sollevano interrogativi critici sulla capacità del governo albanese di mantenere un controllo efficace e giusto delle nuove strutture di accoglienza, suggerendo che l'accordo Italia-Albania potrebbe essere vulnerabile a corruzione e sfruttamento.

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